Antonino Cannavacciuolo, la tragedia nella sua cucina consumata troppo presto: “Braccia blu per le mazzate” | Poteva restarci secco
Personaggio dello spettacolo tra i più amati dal pubblico del piccolo schermo, Antonino Cannavacciuolo è, prima di tutto, uno chef stellato.
Insignito di ben nove stelle Michelin nel corso della sua carriera, prima di diventare lo chef patron di Villa Crespi, ha fatto una lunga gavetta nelle cucine.
A regalargli il successo popolare, tuttavia, è stata la partecipazione in qualità di giudice al celebre cooking show di Sky, Masterchef Italia, cui ha preso parte nel 2015 e di cui continua ad essere una presenza costante.
Così, dividendosi tra tv e cucina, Cannavacciuolo ha saputo confermarsi come un talentuoso imprenditore ed un personaggio particolarmente gradito dal pubblico. Ma cosa si nasconde dietro quei sorrisi e tanto successo?
Antonino Cannavacciuolo, tra cucina e tv
La vita di Antonino Cannavacciuolo non è stata costellata solo da grandi riconoscimenti, denaro e soddisfazioni. Prima di iniziare la scalata verso il successo, infatti, lo chef originario di Vico Equense ha dovuto ingoiare rospi, sopportare umiliazioni e rigare dritto. Nato in una famiglia umile e del tutto estranea al mondo dello spettacolo, ha iniziato a lavorare in cucina quando era poco più che adolescente.
A soli 14 anni, infatti, Cannavacciuolo aveva ben chiaro l’obiettivo da raggiungere, ma la strada per conquistarlo è stata ricca di salite. Le prime difficoltà le ha conosciute proprio quando ha deciso di volersi addentrare nel mondo della cucina e uno dei suoi primi incontri è stato con uno chef che, ad oggi, “verrebbe arrestato per maltrattamenti”.
La confessione choc di Antonino Cannavacciuolo
“A 13 anni e mezzo ho iniziato a lavorare in cucina – ha raccontato lui in una intervista per Il Messaggero, svelando un lato del tutto sconosciuto della sua infanzia – . Tornavo a casa con spalle e braccia piene di lividi, ma per mio padre significava che dovevo aver imparato qualcosa”. Inizia così il ricordo del campano, che tornando indietro con la memoria ripercorre i primi tempi in cucina e le botte che prendeva dallo chef.
“Finivo la notte gonfio di mazzate, ma io ho sempre voluto fare questo mestiere – ha continuato lui – .Mia mamma voleva protestare. Mio padre, invece, rispondeva così: ‘se gliele ha date, significa che se le meritava’”. “Adesso quello chef lo arresterebbero per maltrattamenti. A me alla fine è servito. Sono state formative, quelle botte”, ha sottolineato Cannavacciuolo che, a distanza di tempo, riesce a ricordare con un po’ di affetto quel suo primo lavoro in cucina.