Fame da stress, se arriva in questi momenti è ora di correre ai ripari: cosa dicono gli esperti
Da che cosa deriva la cosiddetta fame da stress e quanto può essere pericolosa? La parola agli esperti.
Ci sarà capitato molte volte nella nostra vita di avvertire un senso di fame, anche se magari abbiamo pranzato cenato in maniera abbondante. Subito la prima cosa a cui si pensa è di essere vittime in qualche maniera del peccato capitale conosciuto come gola. In che cosa consiste?
In poche parole significherebbe essere, per così dire, alla spasmodica ricerca di cibo non tanto per appagare la sensazione di appetito, quanto più una sorta di assuefazione che proviene da sapore di alcuni alimenti in particolare, in quest’ultimo caso specialmente se si tratta di dolci.
Questo accade poiché il cibo, in particolare quello zuccherato, se si tratta di un alimento che ci piace in maniera particolare poi, scatena in noi quello che viene comunemente chiamato un apporto di endorfine, che danno una sorta di sensazione di piacere e spensieratezza. In poche parole un benessere totale.
Tuttavia il pericolo può essere rappresentato dal rovescio della medaglia, ovvero che la sensazione di piacere vada ad ottenebrare la parte razionale del nostro cervello. Dunque il rischio è quello, detto terra a terra, di farsi guidare dallo stomaco anziché dalla testa. Cosa che può essere poi molto pericolosa anche per la digestione.
Quando il cibo diventa un’ossessione
Una pagina di un vecchio libro per ragazzi, dove il protagonista, ovvero un povero agricoltore dedito a poche e semplici porzioni, veniva coinvolto in una cena coi controfiocchi, recitava le seguenti parole: “…era tutto così squisito che anche quando la mia pancia urlò che non ne poteva più, la mia bocca non le diede retta e continuò a mangiare…”
In questo caso si parlava di fame arretrata, ma se siamo persona che, detto proverbialmente, non fanno fatica a mettere insieme il pranzo con la cena, ma sono perennemente affamate, la causa di ciò va ricercata più a fondo, per non dire a monte. Non si tratta di denutrizione ma di problemi psicologici che vedono uno sfogo per quanto riguarda il cibo.
Come correre ai ripari
Servirsi del cibo e di laute mangiate per sopperire a sofferenze di altra natura certamente non è la cosa migliore, dal momento che si finisce per mettere sotto pressione l’apparato digerente con il concreto rischio di comprometterlo definitivamente. Il primo passo quindi da effettuare è di chiedere aiuto ad uno specialista.
Non si tratta qui di mettere da parte l’ orgoglio ma di riconoscere che qualcosa non va e pertanto può vedersi come una dimostrazione di forza capire che si necessita di aiuto. Il supporto psicologico ci aiuterà dunque ad andare alla sorgente del problema e di conseguenza affrontare direttamente il male senza dover scaricare su quantità abnormi di cibo la nostra sofferenza.