Cibo bruciato e cancro, la vera relazione spiegata dalla scienza: cosa rischi se lo mangi
Sono in tantissimi a dire che il cibo bruciato è cancerogeno. Ma in che senso? Si tratta della verità o di un luogo comune?
Spesso quando ci troviamo innanzi a del cibo bruciato le nostre reazioni possono essere di due tipi, o storciamo il naso o lo troviamo appetitoso. Il secondo caso ovviamente è solo se siamo in presenza di cibo non proprio carbonizzato ma ben ambrato e/o abbrustolito, che dona croccantezza, come ad esempio un semplice pezzo di pane.
Altre volte invece ci limitiamo a grattare via la parte nera e bruciata per poi cercare di mangiare quello che resta, dopo aver, per così dire, salvato il salvabile. Ma è la cosa migliore da fare? Se siamo in presenza ad esempio di un toast, di un pezzo di pane, di una torta dimenticata nel forno o anche solo di una brioche scaldata troppo a lungo e male, il primo istinto è gettare via tutto.
Se invece ci troviamo in presenza di altri tipi di alimenti, quali ad esempio patate al forno, carne alla griglia, sia essa bianca o rossa, oppure a un kebab tanto per fare un esempio, visto che proprio in questo caso sono in moltissimi i consumatori che chiedono la carne ben croccante e abbrustolita, per non dire proprio bruciacchiata, ci stimolano l’appetito.
In risposta alla domanda di poco prima quindi la cosa migliore da fare è evitare sempre di mangiare cibo bruciato, a seconda però del reale grado di bruciatura. Se è letteralmente carbonizzato conviene proprio buttarlo, trattandosi di una qualcosa di ormai irrecuperabile. Mentre se è solo una parte superficiale, tipo la crosta di una lasagna cotta troppo a lungo, meglio scartarne la superficie.
Perché non mangiare cibo bruciato
Il rumors sul cibo bruciato che sarebbe visto come cancerogeno a quanto pare non è solo un luogo comune, per tutti gli amanti del cibo in questo stato, ma una mera verità. In poche parole genera una sostanza che è fortemente nociva per l’essere umano e per il suo organismo, in poche parole cancerogena.
Si tratta dell’acrilammide, Essa si crea durante il processo di cottura nella sue più svariate modalità. Si forma a una temperatura che va a superare i 120. Inoltre, se i cibi bruciati sono carboidrati la produzione è ancora più alta. Ergo è bene arrestare il processo di cottura non appena il colore assunto è solamente ambrato e non nero.
Il giusto comportamento da mantenere
Si è dunque anche molto discusso riguardo al caffè. Del resto i chicchi che vengono infatti tostati, al fine poi, una volta opportunamente sgranati per andare a costituire la squisita bevanda calda, o da consumare fredda a seconda dei gusti, vengono lavorati a una temperatura molto elevata. In ogni caso non sono ad ora state ancora trovate correlazioni tra tumori e assunzione di caffè.
In tale direzione tuttavia la cosa più auspicabile è quella di preferire la qualità arabica. Fare poi molta attenzione agli strumenti impiegati per la cottura dei cibi, preferendo padella antiaderenti, purché in buono stato e non graffiate. I controlli dell’EFSA inoltre hanno pure imposto ad alcuni stabilimenti di omettere tutti i processi di cottura che possono portare a livelli di acrilammide fuori dai limiti tollerati.