A volte sottovalutiamo alcuni pericoli e abbassiamo la guardia con alimenti che consideriamo meno a rischio: come conservare il riso
Con le temperature estive sempre più elevate abbiamo necessità di consumare pietanze fresche e leggere che non sovraccarichino il corpo già surriscaldato con troppe calorie e una digestione impegnativa.
Una delle opzioni più azzeccate in estate è il riso in insalata, che può fungere anche da pasto completo e nutriente: basta condirlo con proteine – anche di origine vegetale per stare ancora più leggeri, come piselli o ceci ad esempio – oltre che verdure fresche ( ad esempio pomodorini, carote alla julienne, olive) ma anche cotte e poi fatte raffreddare come i fagiolini al vapore tagliati a tocchetti e le zucchine grigliate e poi ridotte in striscioline e condite con olio ed erbe aromatiche.
Ovviamente possiamo aggiungere qualsiasi ingrediente riteniamo opportuno per rendere più gustosa la nostra insalata di riso: ad esempio c’è chi la preferisce con un’aggiunta di pesce (gamberetti, tonno, salmone), chi la predilige con un tocco di formaggio, come parmigiano a tocchetti o mozzarelline e chi ci mette l’uovo sodo o i cubetti di prosciutto e i wurstel a rondelline.
Qualunque sia il condimento che scegliamo per la nostra insalata di riso, è molto probabile che avanzerà; anzi spesso se ne prepara apposta un po’ di più per averla già pronta da mangiare anche il giorno dopo.
Ed è a questo punto che bisogna prestare la massima attenzione: la conservazione del riso in insalata. Quando pensiamo alle intossicazioni alimentari i primi alimenti che ci vengono in mente come potenzialmente a rischio sono la carne e il pesce crudi. Eppure anche un alimento apparentemente innocuo come il riso può portare a problemi di salute a causa di una scorretta conservazione.
Anche nel riso infatti possono proliferare batteri nocivi, soprattutto a causa dell’amido che contiene e che crea un ambiente favorevole alla loro crescita.
Quando il riso viene lasciato a temperatura ambiente troppo a lungo, i batteri trovano terreno fertile per moltiplicarsi rapidamente, producendo tossine che causano intossicazioni alimentari con sintomi come crampi addominali, nausea, vomito, diarrea e febbre.
Perciò il riso cotto non deve essere lasciato a temperatura ambiente per più di un’ora, ma va riposto il prima possibile in frigorifero all’interno di un barattolo ermetico. Va poi comunque consumato entro uno o due giorni.