Alcuni cibi e alimenti contengono una sostanza cancerogena ma non se ne parla abbastanza. Di cosa si tratta e come capire se è presente.
Da un po’ di anni a questa parte si presta maggiore attenzione a ciò che mettiamo nei nostri piatti. E si studiano gli effetti dei cibi sul nostro organismo.
Si è così scoperto che alcuni alimenti hanno una stretta correlazione con vari disturbi che affliggono una buona parte della popolazione mondiale.
Basti pensare ad esempio al diabete, che aumenta con lo zucchero e che quindi rende necessario limitare, quando non evitare del tutto, i cibi che ne contengono troppo. O il colesterolo, legato ai grassi.
Purtroppo però alcuni studi stanno dimostrando anche la stretta relazione tra determinati cibi e tumori. E si cerca di diffondere queste notizie senza creare allarmismi.
Chi cerca di battersi affinché tutti siano a conoscenza del fatto che in alcuni alimenti è presente una sostanza cancerogena è la Dottoressa Chiara Manzi, nutrizionista e massima esperta in Europa in Culinary Nutrition, nonché autrice di libri sull’argomento cibo.
L’elemento incriminato si chiama acrilammide, è una sostanza potenzialmente cancerogena che si forma quando cibi ricchi di amido vengono cotti e portati a 120 gradi e si riconosce dal colore: più un alimento è scuro più ne contiene. Come spiega la Manzi: “Per difenderci dobbiamo imparare ad acquistare prodotti chiari nella parte esterna, evitando tutto ciò che è marroncino. Se, ad esempio, compriamo il pan carré dobbiamo rimuovere la crosta che è più scura rispetto alla mollica o comprarlo direttamente senza bordo”. Praticamente occorre controllare, in caso di prodotti pronti, che il colore della parte esterna coincida con quello della parte interna.
Sia chiaro, la dottoressa Chiara Manzi ha specificato: “Quando si parla di sostanze cancerogene si parla di aumento del rischio, non è automatico che mangiando una sostanza cancerogena si sviluppi un tumore. Esiste anche chi fuma e non si ammala, ma questo non vuol dire che il fumo faccia bene”. In ogni caso, però, un occhio alla cottura dei cibi è sempre ben accetto.
La dottoressa nel suo libro Acrilammide il cancerogeno tabù consiglia infatti: “Impariamo innanzitutto a capire che siamo abituati a stra-cuocere i nostri cibi: l’80% delle nostre preparazioni avvengono a una temperatura elevata. Cominciamo a tarare il forno sotto ai 160 gradi […]I biscotti fatti in casi inforniamoli a 155 gradi centigradi in forno. Quando prepariamo la pizza in casa inseriamo nel forno un contenitore con dell’acqua: l’iniezione di vapore inibisce l’acrilammide. Nella preparazione delle patate si può ridurre del 50% lo sviluppo del contaminante semplicemente mettendole in ammollo per un’ora a temperatura ambiente prima della cottura”.